– Ciao Simone, è un piacere poter fare due chiacchiere con te. Vuoi dirci qualcosa di te e sulla tua passione per il vino?
Ciao Alice! È sempre un piacere anche per me parlare con te!
La mia passione per il vino nasce quasi casualmente nel Settembre del 2004: i miei genitori avevano preso in gestione un locale e volevano formarmi come cameriere di sala. Teniamo presente che avevo quattordici anni! Così, un giorno, mio Padre mi presentò un libro “Il libro del vino” della Giunti. Ho iniziato a leggerlo ed in un attimo mi si è accesa una passione fortissima. Di lì a poco iniziai a degustare, ed anche a bere, sopratutto vini del territorio (che mi sono rimasti bel cuore), ma anche i primi Barolo, Chianti, Franciacorta, Champagne…
Dal 2004 fino ad oggi non mi sono mai fermato! Ogni giorno imparo qualcosa di nuovo e la cosa mi esalta.
– Ricordi il momento esatto in cui è scattato il colpo di fulmine nei confronti del vino? Ti va di raccontarci com’è andata?
Certo. Erano circa due mesi che leggevo il libro citato sopra. Mi ricordo il vino che mi fece innamorare definitivamente: era un Barolo 1994 di Guasti Clemente. Annata non buona in Langa, eppure lì è cambiato tutto. Mi ricordo ancora il colore granato chiaro, riflessi aranciato. Al naso violetta appassita, cacao, tabacco, ribes maturo, tocco etereo. Un vero e proprio colpo di fulmine. Iniziai a comprare libri, a degustare il più possibile ed andare a curiosare nelle cantine della Valtènesi. Mi guardavano divertiti, ma anche scettici. Possibile che un “gnarello” di quattordici anni si interessasse davvero al vino? Possibile che gli piacesse già? A pensarci mi viene da sorridere…
I miei coetanei prendevano le prime balle con dei pessimi “ready to drink” o con gli shot di pessimi liquori. Mi guardavano stranito e mi prendevano anche un po’ per il culo!
– Cosa ne pensi della produzione vitivinicola della Valtenesi ad oggi?
Non penso di essere la persona più adatta a rispondere a questa domanda… però posso dire, a livello personale, che la zona è cresciuta qualitativamente nel giro di diversi anni. Si è puntato, giustamente, sul Chiaretto. Vino unico, tra i migliori rosati mondiali. Alcuni produttori hanno fatto delle scelte stilistiche ed enologiche che a me non hanno entusiasmato. Ma parliamo di gusto personale. Per far capire quanto tengo al territorio ho in carta, alla Trattoria Pegaso, una decina di chiaretti, a quanto pare sono l’unico che ne ha così tanti. Ma la Valtènesi non è solo Chiaretto e Groppello (varietà che meriterebbe più attenzione e meno pregiudizi dal consumatore medio). Qua in zona si fanno bianchi longevi e minerali a base di Riesling Renano, Rossi di punta con varietà internazionali, poco conosciuti spumanti a metodo classico, eccellenti vini da dessert (uno in particolare, della quale sei particolarmente innamorata). Insomma, le potenzialità ci sono tutte. I colleghi ristoratori dovrebbero credere di più nel territorio, se posso fare un appunto.
– Se potessi fare una mini classifica, quali metteresti tra i tuoi 3 vini preferiti e con quali motivazioni?
Domanda veramente tosta.
Sicuramente che mi ha emozionato di più in questi anni é stato l’Amarone 1964 di Bertani. Qualcosa di incredibile dal punto di vista degustativo.
Però anche la Barbera d’Alba Conca Tre Pile 1990 di Poderi Aldo Conterno… altro vino straordinario e non perché è del mio anno!
Concludo con un grande classico: Cuvèe Sir Winston Churchill 2008 di Pol Roger. Penso il più grande Champagne che io abbia mai bevuto. Ci sarebbero anche altri vini, ma mi fermo qua.
– Essere esperti di vino è solo un lavoro o è qualcosa di più?
Esperto? Mah, forse un giorno. Comunque io penso che sia certamente un lavoro importante che dà tante soddisfazioni. Il “qualcosa in più” é riuscire a trasformarlo in una forma d’arte, non so se mi spiego.
– Un ultima curiosità: puoi dirci quanti vini hai assaggiato nel 2019?
Sui milletrecento, tutti scrupolosamente segnati sui miei blocchi appunti. Non è un numero impressionante, ma non sono neanche pochi. La sfida per il 2020 sarà di arrivare almeno a millequattrocento.
Grazie Simone!
E, in barba alla tua modestia, io ti riterrò sempre il genio del vino con il naso più sensibile mai incontrato!