Non basterebbe un libro per scrivere le riflessioni che sto facendo in questo periodo ma che sono solo la punta di un iceberg che mi porto dietro da tanto, troppo tempo.
Una volta scrivevo molto di più e pensavo molto meno, questo mi permetteva di buttare giù tanti ragionamenti in modo piuttosto semplice e veloce.
Negli ultimi due anni la situazione è diventata più complessa, per me e per il mio modo di esprimere le mie emozioni senza filtri: non è facile dire quel che passa per la testa quando le questioni sono così complesse da non capire nemmeno più se possa esistere un’unica verità.
Così mi sono un po’ chiusa in me stessa, devo dire che questa cosa non mi sta facendo benissimo, soprattutto a livello di creatività.
Oggi però vorrei parlarvi di una questione sicuramente più facile da esprimere, almeno in parte.
Da quando sono stata per la seconda volta in Albania, ho riflettuto molto su ciò che riguarda “l’estetica del cibo”.
Vi spiego meglio: mi sono chiesta, in sostanza, quanto si possa essere annoiati per concentrarsi così tanto sull’aspetto esteriore di un alimento?
Quanto pensiamo alla sostanza e quanto all’apparenza mentre prepariamo un cibo?
Se non fossimo così viziati ci interesserebbe così tanto l’aspetto estetico di un pane o di una pizza?
Il mondo è cambiato.
Ancora cambierà.
I prezzi che aumentano, i venti di guerra, anni di paure e chiusure, la cattiveria potente della gente.
Mentre cuocio il pane, adesso una volta a settimana per non accendere troppo il forno, penso a quanto poco mi interessi che venga esteticamente perfetto, mi interessa solo che sia buono perché so che sarà il nutrimento per le persone che amo.
Lo so, ci vorrà tempo per cambiare, per tornare a vedere il cibo con occhi diversi, per non sprecare, per assaporare i sapori veri, per essere felici delle piccole cose.
Siamo viziati.
È vero o no?
Abbiamo avuto tanto, abbiamo avuto più di tutto ma forse abbiamo perso il senso della misura.
Così, mentre gente magari si “vergogna” perché il suo pane non ha gli alveoli, in un altro paese, magari non così lontano, c’è qualcuno che ringrazierebbe il cielo per quel pane.
E se tra non molto quel qualcuno fossi tu?
Tornate alla semplicità, al nutrimento, all’amore, al sapore vero, alle mani, alla terra.
Per una pagnotta di questo pane ho usato:
300 grammi di tritordeum*
100 grammi di semola rimacinata di grano duro
80 grammi di licoli raddoppiato
3 grammi di lievito di birra fresco
320 grammi di acqua
8 grammi di sale
*In caso non trovaste il tritordeum usate tutta semola rimacinata.
Il tritordeum è un incrocio tra orzo selvatico e grano duro.
Potrete omettere il lievito di birra e usare solo il lievito madre, consapevoli che la lievitazione potrà allungarsi di qualche ora.
Preparate un’autolisi impastando in modo grossolano tutta la farina e 300 grammi di acqua.
Coprite con un coperchio o pellicola e lasciate riposare per un paio d’ore.
Unite il licoli al raddoppio e il lievito di birra, impastate per 4/5 minuti aggiungendo piano piano i 20 grammi di acqua rimanente.
Per ultimo aggiungete il sale.
L’impasto dovrà risultare liscio e ben incordato.
Fate 2 giri di pieghe a distanza di 20’ l’una dall’altra, quindi lasciate raddoppiare ad una temperatura tiepida (24/26 gradi).
Una volta raddoppiato rovesciatelo sul vostro piano di lavoro cosparso di semola, dategli una leggera preforma, quindi copritelo e aspettate mezz’ora.
Formate e mettete nel cestino da lievitazione, coprite con un sacchetto di plastica o una cuffia da doccia e ponete in frigorifero per circa 4 ore nel ripieno più basso.
Accendete il forno a 250 gradi con la pietra refrattaria al suo interno.
Quando il forno è a temperatura prendete il pane dal frigo, rovesciatelo su una pala o, se non l’avete, su un foglio di carta forno, rovesciateci sopra il pane, incidete con una lama affilata o una lametta da barba ed infornate, appoggiando due cubetti di ghiaccio sulla refrattaria per creare vapore.
Cottura:
15’ a 250 gradi
20’ a 200 gradi
10’ a 160 gradi con lo spiffero
Questo è un pane molto rustico, saporito, pieno.
Perfetto per le bruschette, per spalmarci qualsiasi cosa. Ricco di sapore e di vita
Fatemi sapere se lo provate.
Un abbraccio
Alice Chiara
Add comment