Ciao Kuno, parlaci un attimo di te…
Ciao sono Kuno, ho 36 anni, vivo a Rezzato in provincia di Brescia e nella vita faccio la tatuatrice, da circa 6 anni.
Quattro anni fa ho aperto il mio Studio “Kuno Ink Tattoo Art Concept” dove si concentrano tutta la mia energia e la mia creatività!
Dalla tela alla pelle, quali sono le differenze a livello emotivo quando dipingi sull’una e sull’altra?
La differenza è sostanzialmente una: sulla pelle trasferisco le emozioni del cliente, mentre sulla tela ci vomito le mie.
Quando tatuo un cliente passo attraverso le sue idee emerse dalla consulenza, dedico sempre del tempo a discutere sulle motivazioni che hanno spinto il mio cliente a decidere di portarsi per sempre su pelle un’ esperienza di vita, una passione, una nascita o una perdita… quel qualcosa che va espresso attraverso un’ immagine. Deciso quello creo il disegno, quindi metto del mio a livello di stile, di personalizzazione. Ma voglio sempre sia il cliente a darmi l’input principale, perché diversamente c’è il rischio che io interpreti in maniera diversa dalle sue aspettative quanto in realtà in mente sua già c’è.
Quando dipingo è per non impazzire.
Essere artisti nasconde spesso un vissuto doloroso. Quali sono le emozioni che ti hanno portata alla necessità di esprimerti attraverso l’arte?
Io ho avuto la fortuna di essere stata fin da piccola una persona troppo sensibile, con una mente che va a 300 all’ora. Ho sempre vissuto la mia vita come sulle montagne russe.
Da piccola non parlavo granché, non credo fosse timidezza quanto il perenne senso di inadeguatezza. Ho provato tantissimi sport diversi, ho provato a legare coi miei compagni di classe, ma sempre a fatica. Però ero brava a disegnare, mi piaceva farlo e non mi serviva il permesso di nessuno.
Nascondevo i miei disegni in una scatola delle scarpe sotto al letto. Tutt’oggi in negozio ho dei miei vecchi disegni nascosti sotto al bancone della reception.
Ho iniziato circa 10 anni fa a mostrare i miei disegni.
Quando li creo è perché faccio un sogno, lo mischio a un incubo e al mio passato. Cosi decido istintivamente di partire da un lato della tela, non bisogna avere fretta, ne bisogna desiderare di colpire gli spettatori. Non mi piace l’arte ruffiana, quindi la osservo e man mano la compongo. Non inizio mai un quadro già sapendo cosa ritrarrò in totale. Se mi ferisce l’idea di partenza allora vuol dire che il resto verrà da se.
Hai disegnato la copertina del mio romanzo, e di questo ti sarò per sempre grata. Ti va di raccontare com’è nata dentro di te quest’immagine forte e dolorosa ma con enormi elementi di rinascita?
Quando ho disegnato la tua copertina è stato liberatorio perché non ho disegnato per te ma in te e con te.
Quando mi hai detto “fai tu” lo pensavi davvero. Lo sai, ho voluto leggere il libro prima di agire, ed è li che nel tuo racconto ho trovato anche il mio vissuto. Non a livello di episodi ma di sensazioni.
E anche se ancora non sapevo come si sarebbe concluso il libro, già dai primi capitoli avevo deciso che le figure da rappresentare sarebbero state due. Non solo per te e Viola, ma per la discesa dopo la salita, per il sorriso dopo la lacrima, la fiducia dopo la delusione.
Grazie di cuore per averci fatto entrare, per un attimo, nel tuo mondo, Kuno.